Una città che ha la fama di essere brulicante di vita, chiassosa e colorata, può disvelarsi, attraverso la penna di un autore che Palermo la conosceva pietra per pietra, come un luogo del tutto diverso.
Un romanzo breve che ha qualcosa del noir, ma che sa essere anche una sconsolata denuncia di alcuni vizi palermitani che sembrano senza via d’uscita, restando soprattutto una dichiarazione d’amore verso una città che, persino dai suoi stessi abitanti, è più raccontata che conosciuta in profondità.

I palermitani lo sanno, anche se a volte fingono di aver dimenticato; appena dopo la fine della guerra, tra le macerie dei palazzi feriti dai bombardamenti, i teatri, i salotti ma anche le strade e i caffè della città erano popolati da intellettuali e artisti, poeti e pittori che respiravano l’aria della cultura europea. La memoria delle loro parole e delle loro azioni ci ricorda che il rinascimento culturale di tutto il paese sarebbe ancora possibile.